
La Badia Fiorentina
La Badia Fiorentina (ovvero l’Abbazia di Santa Maria Assunta) è una delle cinque antiche badie della città, già riferimento spirituale nella Firenze di Dante.


Se passeggiando nel centro di Firenze chiediamo ad un fiorentino dove si trovi l’Abbazia di Santa Maria Assunta la risposta tarderà ad arrivare e lo sguardo si farà un po’smarrito. Se invece gli chiediamo dove si trovi la Badia Fiorentina presto indicherà la familiare mole in pietra forte il cui campanile si staglia parallelo alla torre del Bargello: una visione della Firenze di Dante che ogni amante della Città dovrebbe custodire nel proprio cuore dopo averla conosciuta.
Dunque, Badia o Abbazia? Sveliamo il mistero.
Il termine Badia è una contrazione popolare della parola Abbazia; dunque il nome della Badia Fiorentina è Abbazia di Santa Maria Assunta.
A Firenze e dintorni esistono cinque abbazie, situate ai punti cardinali della città: a nord la Badia Fiesolana, a ovest la Badia a Settimo, a sud San Miniato al Monte, a est la Badia a Ripoli e al centro la Badia Fiorentina.
Dai documento emerge la testimonianza di una chiesa preesistente dedicata a Santo Stefano, nel 960 venduta a Willa, madre del marchese Ugo di Toscana. Detto da Dante “Il Gran Barone”, nato forse nel 951, morì il 21 dicembre 1001. Fu marchese di Toscana e appartenne alla più alta nobiltà del regno italico: suo padre Uberto fu figlio di Ugo di Provenza re d’Italia. La madre era Willa, figlia di Bonifacio duca di Spoleto.
La Badia Fiorentina, il Riferimento spirituale nella Firenze di Dante
Sono nuumerose le citazioni di luoghi fiorentini in Dante. Tra queste c’è anche la Badia Fiorentina: Fiorenza dentro della cerchia antica ond’ella toglie ancora e terza e nona, si stava in pace, sobria e pudica. (Canto XV, Paradiso).
All’epoca di Cacciaguida (trisavolo di Dante, siamo nella metà del XII secolo) la Badia Fiorentina era incorporata nella cinta muraria della Città (secondo la tradizione attribuita al tempo di Carlo Magno e poi abbattuta per quella nuova del 1173), era l’edificio sacro grazie al quale scendeva sulla città e sui suoi abitanti la scansione canora delle ore del giorno.
Verso la metà del XII secolo i punti di riferimento della Città sono: la Basilica di San Lorenzo, il Battistero di San Giovanni e la Cattedrale di Santa Reparata. La Badia Fiorentina conservava da almeno 150 anni i resti di Ugo di Toscana, il signore insigne, la cui memoria era già leggendaria. Quando Ugo muore (21 dicembre, nel giorno di San Tommaso, del 1001), la Badia esiste già da circa vent’nni.
Fondazione e origine della Badia Fiorentina
Il 31 maggio 978 avviene la donazione della contessa Willa alla chiesa e al monastero di Santa Maria Assunta in Firenze di numerosi possessi del contado fiorentino e fiesolano e nel 990 cominciava la sua crescita, talmente rapida da richiamare l’attenzione dell’imperatore Ottone III. Le donazioni sono moltissime anche nel contado. Nel 1034 viene dotata anche di ospedale e di riconoscimenti imperiali e papali.
Negli anni tra il 1208 e il 1209 si assiste ad un importante ampliamento del Monastero e nel giro di pochi anni all’erezione in parrocchia della Badia, con l’affidamento della cura delle anime ai monaci benedettini.
I decenni che seguono inquadrano invece l’inquieta stagione della lotta anticlericale che la chiesa deve affrontare e per la quale si affida agli ordini mendicanti. Si assiste ad un declino generale della religiosità benedettina: “le mura che solieno esser badia fatte sono spelonche, e le cocolle sacca son piene di farina ria” (Paradiso, XXII) scrive il sommo poeta. L’accusa di Dante non è direttamente verso la Badia Fiorentina ma verso le degenerate condizioni del monastero, trasformato da sede religiosa ad aperto luogo di raccolta e d’incontro caratterizzati da discussione politica.
Nel corso del XV secolo si assiste ad un risveglio morale dell’ordine, che si accompagna con l’apertura della biblioteca umanista intorno al 1421 (ricordiamo che insigni biblioteche arricchivano Firenze: quella di Santo Spirito con Luigi Marsili, a San Marco con Cosimo de’ Medici, Santa Maria degli Angeli con Ambrogio Traversari).
Nel 1421 viene donata al monastero la biblioteca privata di Antonio Corbinelli, ricca di quasi 300 codici greci e latini. A questa se ne aggiunsero altre per arrivare a oltre cento ragguardevoli pezzi.
Sviluppo Architettonico della Badia
Per arrivare all’aspetto attuale della Badia Fiorentina dobbiamo attendere il XVII secolo. Vi si giunge nel tempo attraverso varie fasi. Nel 978 la Badia Fiorentina è definita il primo insediamento benedettino maschile all’interno delle mura della Città.
La Badia viene fondata dedicata a Santa Maria Assunta: la prima fase dei lavori si conclude nel 1284. Nel 1627 la chiesa subisce radicalissimi mutamenti.
L’attuale orientamento della chiesa non corrisponde né a quello del X secolo né a quello dei secoli successivi. Fino al rifacimento seicentesco l’ingresso principale non era a nord, con accesso da via Dante Alighieri o da via del Proconsolo bensì a ovest, cioè su una facciata che guardava verso via dei Magazzini, dov’è ora il cortile della pretura e alcuni uffici dell’amministrazione comunale. La pianta non era centrale ma allungata in senso ovest-est.
La base cilindrica del campanile è ottoniana, sono documentati un chiostro nel 1186 ed un cimitero nel 1256 ma non sappiamo dove fossero precisamente collocati.
Nel 1284 la Badia Fiorentina viene rifatta, con una commissione ad Arnolfo di Cambio. Ci sono ancora tracce dell’abside nuovo guardandola da via del Proconsolo. La seconda chiesa mantiene l’andamento della prima aumentando di pochissimo le dimensioni, ma la pianta cambia: diventa a croce latina e nel 1310 viene consacrato l’altar maggiore.
Il campanile è compiuto nel 1307, sarà necessario aspettare il 1330 per vederlo completo col primo abate commendatario della Badia, che forse aggiunse la famosa banderuola con l’angelo da cui il proverbio “essere come l’agnolo della Badia, che si volta ad ogni vento” (fu abbattuto almeno una volta da un fulmine nel 1576).
Alla fine del XIV secolo le campane della Badia davano l’allarme quando scoppiava un incendio nella zona, particolarmente soggetta per la presenza di botteghe di lanaioli.
Dopo vari interventi al campanile si arriva a quello radicale del 1794, che appiattì la ricchezza decorativa delle parti scolpite, murò le bifore e giustificò l’ultimo grosso restauro del 1900 che cercò di recuperarne le linee originali.
La facciata originale della Badia Fiorentina è quasi del tutto nascosta dagli edifici che occupano la pretura ed è perciò ben visibile solo da precisi punti di osservazione. Quello che in origine era l’ingresso principale ed il rosone sovrastante circolare sono murati già da prima dei rifacimenti seicenteschi.
Sopra l’attuale seicentesco soffitto intagliato e dorato si vedono ancora le travi arnolfiane e i resti di una fascia ad affresco.
Del pavimento originario restano frammenti nel chiostro degli aranci di marmi bianchi, rossi e verdi giustapposti e rimasero in loco fino al 1663 anno del radicale rifacimento del calpestio.


Grandi maestri operarono nella Badia fiorentina: nel 1425 Masaccio affrescò su un pilastro Sant’Ivo, Giorgio Vasari racconta della grande fama dell’opera, perché lo dipinse in una nicchia con una splendida visione di scorcio (purtroppo perduta).
Giotto aveva fatto il Polittico oggi agli Uffizi, affrescato la controfacciata (un brano, staccato, raffigurante una straordinaria testa di pastore, è conservato alla Galleria dell’Accademia a Firenze) e poi Vasari l’Assunzione (oggi ancora in loco, sopra la Cantoria).
L’Abate Gomezio e i rapporti tra i Medici e la Badia, Filippo Brunelleschi
Nel 1415 la chiesa giaceva in stato di abbandono con animali al suo interno: l’abate portoghese Gomezio apparteneva alla recente congregazione benedettina di Santa Giustina e fu un personaggio molto importante per la religiosità fiorentina. Trovò la chiesa spoglia di tutti i necessari arredi. S’impegnò per avere il lascito Corbinelli per risollevarne le sorti e rinnovò l’interesse per la Badia Fiorentina (a questo periodo risale la committenza per gli affreschi del Chiostro degli Aranci).
Prima dell’esilio del 1433 Cosimo il Vecchio avrebbe dato mano a Brunelleschi di fare un progetto di ampliamento del monastero ma il cambiamento sarebbe stato molto forte, con lo stravolgimento della facciata e l’apposizione di stemmi medicei in luogo di quelli di Ugo di Toscana: i monaci, dunque, ringraziando, rifiutarono. Un elemento brunelleschiano tuttavia è ancora presente: una cappellina ridotta a retrobottega con accesso da via del Proconsolo. (angolo sud-est del Chiostro degli Aranci). Si tratta di una citazione della Sacrestia Vecchia (1428 finita).
Nel 1436ci furono lavori consistenti, tra cui il rifacimento totale del trecentesco Chiostro degli Aranci, su progetto di Antonio di Domenico, a cui diede dal 1435 una particolare impronta innovatrice Bernardo Rossellino. Da questa collaborazione nasce uno dei più antichi chiostri fiorentini a pianta trapezoidale, con loggia a due ordini sovrapposti di archi ribassati e l’impeccabile spartitura geometrica delle pareti. Per il concilio del 1439 fu donato un arancio. L’edificio, sconvolto dai lavori del XIX secolo, era stato edificato per ospitare al piano superiore un dormitorio con le celle dei monaci e al piano inferiore, l’infermeria e la foresteria. C’erano la spezieria, la vesteria e la barberia, la ilbreria, il refettorio, la sala del capitolo.
I restauri del 1926-1931 per la creazione dei nuovi ambienti della prefettura hanno cancellato tanti elementi utili.
Il Seicento distrugge la storia dell’architettura della Badia. La chiesa perde ogni residuo della sua originaria fisionomia e venne totalmente mutata in ogni sua parte. Lo volle l’abate Casolani e lo realizzò Matteo di Marco Segaloni.
Il 2 febbraio 1628 iniziano lavori, tra il 1629 ed il 1631 il tetto viene intagliato da Felice Gamberai e nel 1663 realizzato il pavimento.
Alcune opere custodite nella Badia Fiorentina
Bernardo Giugni, più volte ambasciatore della repubblica fiorentina e benefattore della Badia Fiorentina, muore nel 1466. Il suo monumento funebre fu eseguito da Mino da Fiesole non oltre il 1469, quando realizza il monumento per Ugo di Toscana.
Tra il 1436 ed il 1438 Bernardo Rossellino realizza per la sacrestia un tabernacolo in marmo di cui resta la mensola a forma d’aquila e un architrave con festone murati nelle pareti del chiostro.
La tavola di Filippino Lippi fu commissionata entro l’ultimo ventennio del XV secolo da Piero di Francesco del Pugliese, ritratto in basso a destra e realizzato per la cappella del padre nel convento delle Campora, fuori Porta Romana. Da tale luogo, sottoposto alla Badia Fiorentina, fu trasferito per salvaguardarlo dai pericoli dell’assedio del 1530.
Da sempre la Badia Fiorentina fu scelta da enti religiosi o da singoli privati quale luogo di deposito per beni mobili più o meno preziosi e poi paramenti, messali, deschi, calici, croci, turiboli, tabernacoli, gioielli, bacili.
Il Chiostro degli Aranci


Il Chiostro degli Aranci è decorato da tredici lunette affrescate con le Storie di San Benedetto, si tratta di uno dei più bei cicli e di più difficile attribuzione. Possiamo attribuire dieci su tredici lunette ad un’unica mano, che fonde stilemi fiorentini con altri più esotici. Si tratterebbe di Giovanni di Consalvo, un maestro portoghese, pagato per i colori nel settembre 1436 ed il 1439 e venuto al seguito del conterraneo abate Gomezio.
Le celle dei monaci erano ventisei.
Interessantissimi gli inventari tra cui quello delle cucine: si legge di torte più o meno intrise, spinaci, uova, pesce.
Nei primi anni del XVI secolo Giovan Battista Pandolfini fece ristrutturare a Benedetto da Rovezzano la parte del monastero all’angolo fra via del Proconsolo e via Dante Alighieri: vennero così costruiti la cappella Pandolfini e la loggia nord.
Dal 1998 la Fraternità monastica di Gerusalemme, con monaci e suore, è accolta e rende viva la Badia Fiorentina.
Visita Guidata alla Badia Fiorentina
Sono a vostra disposizione per accompagnarvi a scoprire la Badia Fiorentina. Per maggiori informazioni potete scrivermi una mail (info@guidaturisticaperfirenze.com) oppure telefonarmi al numero 338 1705461. Cliccando sull’icona verde qui a fianco è possibile inviarmi direttamente un messaggio WhatsApp.
Se lo desiderate, potete utilizzare il form sottostante per richiedere maggiori informazioni.