
Donatello a Firenze
Donatello a Firenze. Artista di grande fantasia e creatività. Il terzo pilastro del primo Rinascimento.
Il terzo pilastro del primo Rinascimento è Donato, detto Donatello.
Così scrive Giorgio Vasari nelle Vite
“Et ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’oltre furono tenute più simili all’eccellenti opere degl’antichi Greci e Romani, che quelle di qualunche altro fusse già mai; onde a gran ragione se gli dà grado del primo che mettesse in buono uso l’invenzione delle storie ne’ bassi rilievi. I quali da lui furono talmente operati, che alla considerazione che egli ebbe in quelli, alla facilità et al magisterio, si conosce che n’ebbe la vera intelligenza e gli fece con bellezza più che ordinaria; perciò che non che alcuno artefice in questa parte lo vincesse, ma nell’età nostra ancora non è chi l’abbia paragonato”.
Con la sua poetica Donatello infonde fremito vitale ad ogni opera, a costo di scontrarsi con la perfezione brunelleschiana dei rapporti spaziali, infondendo vita in quei sassi.


È un artista di grande fantasia e creatività anche nella scelta dei materiali e nell’iconografia: dalla riscoperta della terracotta nella Sagrestia Vecchia e della pietra serena per l’Annunciazione Cavalcanti nella Basilica di Santa Croce, alla geniale evocazione di una cesta in vimini per il monumento marmoreo funebre per Niccolò e Fioretta Martelli.
Formatosi con Lorenzo Ghiberti in quell’accademia che diventò il cantiere della Porta Nord del Battistero di San Giovanni, Donatello abbandona poi le linee gotiche per abbracciare una tensione plastica e salda di grande forza, evidente nell’ Abramo del Sacrificio di Isacco (Museo dell’Opera del Duomo, Firenze) e nel San Giorgio, scolpito per la nicchia dell’Arte degli Spadai e Corazzai a Orsanmichele, oggi conservato al Museo nazionale del Bargello.
“All’Arte de’ Corazzai fece una figura di S. Giorgio armato, vivissima; nella testa della quale si conosce la bellezza nella gioventù, l’animo et il valore nelle armi, una vivacità fieramente terribile et un maraviglioso gesto di muoversi dentro a quel sasso”.
Donatello è stato un bronzista eccelso: l’Amore-Attys e il David conservati al Bargello testimoniano finezza e maestria nella tecnica, oltre a sublime raffinatezza.
Nella Cantoria per il Duomo di Firenze (oggi al Museo dell’Opera del Duomo) il tema prescelto è quello della musica e della danza: angeli e putti ballano coinvolgendo il nostro sguardo. Il senso del ritmo è esaltato dall’ampio e sapiente uso di mosaici e inserti vitrei – in dialogo con la facciata di Arnolfo – che alla luce delle candele restituivano ancor di più la corsa, più che danza, quasi sfrenata dei vitalissimi protagonisti.
Lavora e viaggia, tra le ultime opere la più toccante è quella che realizza in tarda età, in bronzo: le arche-pulpiti per la Basilica di San Lorenzo, che lascerà incompiute a causa della morte.
Nella Passione del Cristo gli angeli si strappano i capelli, la disperazione delle donne è tale da farle uscire – e insieme a loro tutto il proprio dramma – dalla cornice del pulpito. Il rilievo è da stiacciato a tutto tondo definito in maniera serratissima, lo sguardo si ritrova incalzato tra i moltissimi personaggi profondamente coinvolti nel doloroso momento. Tra di loro Cosimo il Vecchio, mecenate e amico di Donatello, in preghiera.
I due, che moriranno a distanza di poco tempo l’uno dall’altro – come Vasari e Cosimo I de’ Medici – riposano nella cripta della Basilica di San Lorenzo.




Visita guidata alla scoperta delle opere di Donatello a Firenze
Se volete maggiori informazioni o desiderate organizzare una visita guidate sulle tracce del percorso fiorentino di Donatello potete contattarmi inviando una mail all’indirizzo info@guidaturisticaperfirenze.com oppure al numero di telefono 338 1705461. E’ disponibile anche il form sottostante!