
La Basilica di San Miniato al Monte
La Basilica di San Miniato al Monte è uno dei luoghi più amati dai fiorentini e dai visitatori di tutto il mondo: arte, spiritualità, storia. Un salto attraverso il tempo tra Romanico e Rinascimento.
Giungere a San Miniato al Monte è ancora, per i molti amanti della bellezza e della gioia dello spirito, meta salvifica. Arrivando dal Viale Michelangelo incontriamo la scalinata in bianco travertino (materiale insolitamente non locale, ma che poteva dialogare col marmo della facciata) progettata da Giuseppe Poggi, parte dei lavori per Firenze Capitale d’Italia. Dopo di essa si staglia di fronte a noi la facciata della Basilica di San Miniato al Monte, pura geometria del romanico fiorentino, essenziale e intagliato, dai marmi toscani bianchi e verdi.




Racconta la storia del principe armeno Miniato che, decapitato sotto Decio sul greto dell’Arno nell’anno 250, raccolse la propria testa e qui sul Monte venne a far riposare il suo corpo. Il Martire ci accoglie nel mosaico in facciata, sotto la possente aquila di Calimala, i Mercatanti, una delle corporazioni più ricche della Città e la più antica, potente e ben visibile sponsor, sia in facciata che all’interno.
I bastioni medicei cinquecenteschi, edificati su quelli di Michelangelo e frutto della volontà di Cosimo I de’Medici, avvolgono il complesso monastico, mutato in fortezza per desiderio difensivo del secondo duca Medici. Proseguendo s’incontrano altri scalini e lateralmente si apre allo sguardo una piccola parte dello storico Cimitero Monumentale delle Porte Sante (tra gli architetti Niccolò Matas e Mariano Falcini, nella seconda metà del 1800 la fine dei lavori). In questo storico ed eclettico cimitero riposano anime grandi, ne ricordiamo alcune: Vasco Pratolini, Giovanni Papini, Carlo Lorenzini, Pellegrino Artusi, Franco Zeffirelli, Rodolfo Marma, Ottone Rosai.


La fatica della ritta scalinata è subito ripagata da uno dei più ampi e lucenti panorami fiorentini: mettendosi con le spalle al complesso monastico si sente il forte legame che da anni lo unisce alla Città, suggellato dalla bandiera del Popolo che sempre sventola dall’autorevole campanile della Basilica (ricostruito dal 1509 sotto la direzione di Baccio d’Agnolo, conobbe numerose vicissitudini fino all’ultimo restauro del 1906).
Prima di entrare in Basilica notiamo sulla sinistra l’ingresso della Farmacia dei monaci olivetani, comunità attivissima e aperta nel mantenimento dello storico dialogo con la Città che propone i frutti del proprio lavoro. Si tratta di un lavoro buonissimo! I monaci sono eccellenti pasticceri e propongono prelibatezze della tradizione, ottimi gelati, preziose candele di cera d’api e poi pubblicazioni sulla storia del Monastero e altri interessanti prodotti, con particolare attenzione al territorio.
Entrando in Basilica dobbiamo attendere qualche secondo e far abituare lo sguardo alla percezione della poca luce che si trova entrando all’interno donata dalle strette monofore.


La decorazione geometrica marmorea delle pareti e della controfacciata rispecchia quella presente in facciata. Entriamo in uno spazio romanico, dove l’uomo lascia dietro di sé tutto per trovare il silenzio e la meditazione. La luce proviene dal grande mosaico a fondo oro nel catino absidale rappresentante la stessa iconografia del mosaico in facciata: il Cristo con Maria e San Miniato e, in aggiunta rispetto all’esterno, il tetramorfo. Entrando il cammino procede dunque verso Dio.
Il bellissimo pavimento della navata centrale riporta la data 1207 ed ha decorazioni zoomorfe, vegetali e una grande ruota dello Zodiaco, affine al Battistero di San Giovanni.


Notiamo inoltre la tradizionale tripartizione dello spazio: quello per i fedeli, la cripta – la parte più antica, con le reliquie di San Miniato e numerose colonnine decorative di spoglio, un tempo interamente affrescata – il coro dei monaci. Questa naturale tripartizione s’interrompe e poi prosegue incontrandosi con la magnifica Cappella del Crocifisso, una delle due maggiori opere rinascimentali in San Miniato, realizzata per volontà dell’Arte di Calimala e commissionata da Piero de’Medici a Michelozzo, che conclude i lavori nel 1448. La Cappella doveva accogliere il veneratissimo crocifisso di San Giovanni Gualberto (dal 1671 nella basilica di Santa Trinita). Con Michelozzo collaborarono Maso di Bartolomeo e Luca della Robbia. Sono presenti sia una delle imprese di Piero de’Medici (un anello coi diamanti e tre piume e il motto semper), sia lo stemma di Calimala (l’aquila che aggrinfia un torsello). Agnolo Gaddi è l’autore delle tavole lignee trecentesche riunite (non si conosce la datazione) per comporre la custodia del crocifisso.
L’altra sublime opera del Rinascimento presente nella basilica di San Miniato a Monte è la Cappella del Cardinale del Portogallo, edificata per accogliere le spoglie del giovanissimo Giacomo di Lusitania, Cardinale Titolare di Sant’Eiustachio, che muore a 25 anni e chiede nel testamento di essere sepolto in San Miniato e di edificate la cappella. La Cappella, a differenza di quella del Crocifisso, non interagisce con l’architettura basilicale, ma rappresenta un corpo a sé stante. Un’opera che esalta architettura, pittura e scultura, ove operano, dal 1459, Antonio Manetti, Antonio e Bernardo Rossellino, Antonio Baldovinetti, i Pollaiolo, Luca della Robbia, realizzando una delle più complete manifestazioni del Rinascimento.


Salendo verso il presbiterio da una delle due scalinate marmoree ci dirigiamo verso la sagrestia, non senza una lunga sosta ad ammirare i plutei e il pulpito marmoreo del 1209, mirabili opere di intaglio, fantasia, altissima sapienza tecnica. Prima di giungere alla sagrestia si scorge la porticina che conduce alla clausura dei monaci e poi si accede a questo ambiente dov’è conservato uno dei più bei cicli di affreschi della seconda metà del 1300, opera del narrativo e fantasioso pittore Spinello Aretino, che racconta per la prima volta, in sedici scene, commissionate da Nerozzo degli Alberti e dipinte ad affresco, la storia della vita di San Benedetto. Costituisce, infatti, in Toscana, il precedente al Maestro del Chiostro degli Aranci alla Badia Fiorentina e al Sodoma e al Signorelli a Monteoliveto.
Spinello, come scrisse Roberto Longhi, guardava a Giotto con gli occhi di Andrea Pisano: architetture ben scansionate, uso del chiaroscuro, attente annotazioni naturalistiche.


San Miniato al Monte è uno dei luoghi più amati dai fiorentini e dai viaggiatori di tutto il mondo per ricchezza di arte, spiritualità, storia. Un salto attraverso il tempo, dall’anno di fondazione – il 1018 fino al XIX secolo col Cimitero Monumentale delle Porte Sante, tra Romanico e Rinascimento, nella Città.
Visita guidata alla Basilica di San Miniato al Monte
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