Costruito in età Romana, il Ponte Vecchio di Firenze è il più antico ponte della città ed uno tra i più famosi ponti del mondo, noto anche per le sue botteghe di orafi.
Il Ponte Vecchio è il primo Ponte di Firenze. È stato costruito in età romana dove l’alveo dell’Arno era più stretto e viene eretto in origine più a monte rispetto a quello odierno, in continuità con l’attuale Vicolo Marzio.
Da passerella in legno col tempo diventa un ponte di legno, sarà detto quindi sublicio. Un documento del 972 lo nomina e l’alluvione del quattro novembre 1177 (numero e mese infausti per la Città) lo distrugge. Il Ponte Vecchio viene ricostruito in legno e spostato più a valle, nella direzione di Via Por Santa Maria.
Nell’inverno del 1200 e nell’estate del 1250 ci sono altre due inondazioni. In quel tempo vengono costruiti il Ponte alla Carraia, quello a Santa Trinita e il Rubaconte o delle Grazie. La piena del 1269 si abbatte su di loro.
Il Ponte Vecchio viene ampliato, nel 1294 il governo fiorentino delibera il rinnovamento del Ponte Vecchio che comprende la carreggiata a spina di pesce, cinque arcate e nove metri di carreggiata.
Il 1333 è l’anno del grande diluvio come scrive il cronista Giovanni Villani, che, oltre a descrivere la terribile alluvione, specifica i diversi livelli raggiunti dall’Arno: in Duomo arriva al di sopra dell’altare maggiore. In Via San Remigio una targa ancora ne ricorda l’altezza.
Per primo fu ricostruito il Ponte alla Carraia – necessario per i traffici mercantili – e poi anche il Ponte Vecchio, dodici anni dopo, come racconta la targa sotto la sua loggia.
I lavori iniziano nel 1345, secondo Giorgio Vasari la direzione dei lavori è di Taddeo Gaddi (altre attribuzioni: Neri di Fioravante o Domenico da Campi).

È costituito da tre potenti arcate a sesto ribassato, fermate alle due estremità da quattro torri, una delle quali diventa dei Mannelli ed è l’unica che ancora si staglia, in angolo con via de’Bardi. Dalle quattro torri avanzava verso il centro del Ponte una loggia coperta coronata da una terrazza merlata interrotta sulla metà, per lasciare libera la veduta del fiume. Un’amministrazione autonoma, quella dell’Opera del Ponte Vecchio, affida il Ponte ai suoi Capitani, che avevano come emblema una torre; le mura erano adornate dagli stemmi repubblicani scolpiti in pietra forte. Da fuori Ponte Vecchio sembrava un castello, dentro c’era il doppio loggiato, rotto per offrire allo sguardo il bel panorama. Ed è il bel loggiato ad attirare i mercanti e la Signoria, che chiede loro seicento fiorini d’oro all’anno per l’affitto dei negozi ottenuti apponendo tramezzi nel loggiato.
Dal 1442 le botteghe sono affittate ai Beccai (macellai). Nel 1495 il Comune vende a quarantotto privati, che, per guadagnare maggior spazio, aggettano i negozi verso il fiume su mensole e puntelli in legno.
Nel novembre 1565, dopo soli cinque mesi, Giorgio Vasari porta a compimento il corridore, il corridoio vasariano a lui dedicato: un passaggio privato coperto per i Medici lungo quasi un chilometro che collega il Palazzo di Piazza (Palazzo della Signoria) con la Fabbrica degli Uffizi e poi, proseguendo sopra le arcate dal Lungarno degli Archibusieri, costeggia il fiume e sale sul Ponte Vecchio. Giorgio Vasari, per volere di Cosimo I de’ Medici deve modificare il progetto facendo girare il suo passaggio intorno alla casa torre dei Mannelli, potente famiglia fiorentina.

Il Corridoio Vasariano poi attraversa la via de’Bardi, entra in palazzi, nella facciata della basilica del convento di Santa Felicita (in controfacciata è ancora ben visibile il balcone in pietra serena usato dai Granduchi per assistere privatamente alle funzioni religiose). Prosegue poi la sua passeggiata sulla Città ed entra nel Giardino di Boboli per poi terminare dentro Palazzo Pitti.
Nel gennaio del 1570 anche sotto gli archi del corridoio “si cominciarono a fare le botteghe, rimpetto alla casa de’ Girolami”: il Ponte Vecchio si presentava piuttosto disordinato, i mercanti lo addobbavano per le feste e la sua solenne armonia inizia a perdersi.
Così il 27 settembre 1594 Ferdinando I de’ Medici ordina che le botteghe vengano assegnate esclusivamente agli orafi, bloccando gli affitti per tre anni per non rischiare speculazioni da parte dei proprietari. Nel corso del XVIII secolo gli orafi ideano le madielle, le mostre sporgenti sulla carreggiata del ponte. Nelle “casette” sopra il fiume avevano i propri laboratori.


Gli orafi del Ponte Vecchio sono arte e bellezza, vanto nel tempo per Firenze.
Dal 1177 ai giorni nostri le piene sono state 42, Ponte Vecchio resiste anche a quella del 1844. Nei primi anni del XX secolo Ponte Vecchio è già notissimo, tra i monumenti più conosciuti in Italia.
Tra il tre ed il quattro agosto 1944 l’esercito tedesco in ritirata mina tutti i ponti della Città tranne il Ponte Vecchio, minandone però gli accessi. Solo grazie al Corridoio Vasariano sarà possibile riallacciare le comunicazioni telefoniche tra la riva destra e quella sinistra.
Il 4 novembre 1966 il Ponte Vecchio resiste alla terribile alluvione di Firenze, ergendosi a baluardo della resistenza fiorentina e a simbolo della rinascita della Città.

Ancora oggi, guardandolo dal Piazzale Michelangelo, ci appare nella sua solenne e classica armonia, lucente, a metà tra le due anime della Città.